10 regole per scrivere post efficaci su Facebook e Instagram
Il sogno di tutte le aziende (e social media manager) che si promuovono su Facebook e Instagram? Pubblicare il post perfetto, originale e creativo al punto giusto, caratterizzato da un mix equilibrato di testo e immagini. Il post ideale deve suscitare immediatamente la reazione “wow” negli utenti, stimolare i commenti e innescare il passaparola fino a diventare virale.
Uno su mille ce la fa. Uno su mille riesce a farsi pubblicità sulle piattaforme social più utilizzate, senza spendere un centesimo, soltanto grazie al potere della parola e alla fantasia.
I più fortunati riescono a far parlare di sé anche sui media tradizionali, come televisione e carta stampata. Sarebbe davvero una gran bella cosa per la tua attività!
Cerchiamo di capire insieme come puoi provare a raggiungere l’obiettivo. Chicco Meomartini, senior copywriter di TBWA Italia, ci ha dato qualche dritta durante la sua lezione Questo intervento non ha titolo, ma dovrebbe averlo nel programma del corso Copy42 ADV 2018 di Pennamontata. È un piacere condividere i suoi suggerimenti qui, con te.
Dalla pubblicità ai social media
I consigli di Meomartini – così come la sua formazione – hanno le radici ben piantate nell’advertising tradizionale.
Per comunicare bene sui social, infatti, può essere utile conoscere le basi della pubblicità classica, e in particolare i meccanismi di invenzione di una campagna stampa.
Non vogliamo entrare troppo nel dettaglio, anzi per il nostro scopo sarà sufficiente spiegarti le differenze – e il rapporto – tra i “vecchi” (si fa per dire eh!) headline, visual e bodycopy.
Che cosa sono? Te lo diciamo subito – cercheremo di essere sintetici, promesso. Immaginiamo che non vedi l’ora di passare alle tecniche per scrivere post efficaci su Facebook e Instagram.
Headline
La headline è il titolo di una pubblicità stampata, il testo più importante e più in evidenza, forse l’unico di tutta la campagna ad essere letto. È il cuore della pubblicità.
Può essere formato da una o più parole, ma anche da una frase di senso compiuto. La headline deve essere semplice, chiara e incisiva. Si armonizza con il visual per completare il messaggio dell’annuncio pubblicitario.
Quali sono le funzioni principali di una headline? Comunicare qualcosa, intrattenere chi legge, fare in modo che il marchio si distingua rispetto alla concorrenza, vendere e più in generale far fare qualcosa alle persone.
Visual
Il visual è l’apparato visivo dell’annuncio pubblicitario. Insieme alla headline comunica un significato preciso; in questo senso è l’elemento complementare alla headline nella trasmissione del messaggio promozionale.
Determina il senso e l’efficacia della headline, e di conseguenza la memorabilità della campagna.
Bodycopy
Il bodycopy è la parte descrittiva dell’annuncio pubblicitario stampato. È il testo che spiega nel dettaglio il prodotto o il servizio oggetto della campagna; entra nello specifico e aggiunge informazioni rispetto all’enunciato della headline, supportandolo.
Se la headline funziona, il bodycopy ha molte probabilità di essere letto. È un elemento opzionale, ma quando c’è non deve mai annoiare chi legge.
Headline, visual e bodycopy sono sopravvissuti anche nell’era dei social.
La headline, o titolo, è il testo racchiuso nel post; il visual è l’immagine scelta per lo sfondo e il bodycopy è il copy che il social media manager di turno confeziona per catturare l’attenzione degli utenti e spingerli ad interagire con il post.
L’hai capito: le tecniche che valgono per la creazione di una campagna stampa tradizionale, funzionano anche sui social e possono essere applicate alle strategie di comunicazione su Facebook e Instagram.
In tutti i casi, e su tutti i canali, la creatività non deve mancare mai. Il mezzo di trasmissione del messaggio conta ma non a tal punto da modificare il modus operandi.
A questo punto tiriamo fuori dal cilindro una considerazione del maestro David Ogilvy, sempre attuale: “Se una campagna pubblicitaria non viene costruita intorno a una grande idea è destinata a fallire”. Non potremmo essere più d’accordo.
Scrivere post coinvolgenti su Facebook e Instagram
Non esiste una tecnica precisa, da seguire alla lettera, per creare post social capaci di coinvolgere e lasciare il segno. Non c’è un manuale definitivo da imparare a memoria.
La creatività non può essere insegnata; va percepita dentro come la cosa più naturale del mondo, va coltivata ed espressa individualmente. Serve talento, sì, ma anche curiosità e determinazione. Te la senti?
Forse adesso sei un po’ deluso perché non possiamo darti la formula magica per ideare headline perfette. Però possiamo provare a trasmetterti un altro paio di cose: l’abilità di riconoscere (e ambire a) titoli fatti bene e la spregiudicatezza di eliminare tutto il resto. Allenati ad essere un social media manager con le idee sempre più chiare, giorno dopo giorno.
Come creare titoli efficaci per i post social?
Ovvero che cosa rende un titolo, un buon titolo? Intanto una buona headline non è scritta per forza in italiano corretto.
Non è una barzelletta e nemmeno un gioco di parole. Non è banalità, volgarità e noia. Insomma, una headline brillante non è molte cose.
Meomartini ha elencato dieci regole utili per individuare titoli di qualità, con forti potenzialità comunicative. Diamo per scontato che tu abbia già in mano il brief, il documento che contiene le caratteristiche del prodotto o servizio, e indica gli obiettivi di una campagna. Condividiamo con te le regole, una ad una, proprio qui sotto.
Ah, un’ultima cosa. Di seguito trovi anche una serie di post pubblicati da alcuni grandi brand. Leggili con attenzione e chiediti se sono fatti bene o se sono fatti male. Testa fin da subito la tua capacità critica. Tutto parte da lì!
1. Un titolo deve dire quello che deve dire
Un titolo deve essere specifico. I titoli vaghi, quelli adatti a tutto, alla fine non sono adatti a niente.
Cerca di rispondere sempre sì ad un solo e unico quesito: “dice davvero quello che deve dire?”. O è privo di significato? I titoli privi di significato evitali come la peste.
2. Un titolo deve essere asciutto (no fuffa!)
Taglia, taglia più che puoi. Riduci la tua idea all’osso, elimina le parole e i concetti superflui. Oppure aggiungi, come se non ci fosse un domani. L’importante è che le tue scelte siano motivate. Un titolo deve essere lungo “il giusto” rispetto al tuo obiettivo di comunicazione.
3. Un titolo comunica qualcosa ad un pubblico
Non a te stesso. Quando pensi ad un titolo, non basarti troppo sulle tue conoscenze pregresse e sulla tua visione della realtà. Costruisci invece il messaggio per il target che hai delineato. Hai un dubbio sulla chiarezza? Fallo leggere a qualcuno.
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4. Un titolo… meglio se non in rima!
Le rime, ricordatelo, se le possono permettere soltanto i maestri della comunicazione (o quasi). “O così o Pomì” è un piccolo capolavoro di titolo in rima. Ma nel 99% dei casi i titoli in rima sono scadenti.
5. Un titolo non è come un calzino
Se puoi rivoltare un titolo mille volte e il significato resta sempre inafferrabile, allora c’è qualcosa che non va. Un titolo non è fatto per essere rivoltato come un calzino.
Un esempio di titolo-calzino? “L’eleganza del fascino” che in un attimo diventa “Il fascino dell’eleganza”.
6. Un titolo è diverso da un titolo di film
Potresti cadere nella tentazione di selezionare un titolo di un film per la tua campagna, magari adattandolo al prodotto con qualche variazione letterale.
Non farlo! La pigrizia è una brutta bestia. Piuttosto mettiti d’impegno e inventa qualcosa di unico e originale.
7. Un titolo evita i giochi di parole
“Saldi di gioia” oppure “Estate con noi, estate sereni”: non ti convincono fino in fondo, vero? Bene, vuol dire che stai sviluppando la giusta sensibilità. In superficie forse sono un pochino creativi, ma più passano i secondi e più si sgonfiano. Si può fare di meglio, dai.
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8. Un titolo e una sobria punteggiatura
I tre punti esclamativi sono un orrore – non ti stiamo dicendo nulla di nuovo, giusto?
L’alternanza di punti esclamativi e interrogativi è anche peggio (a meno che tu non stia lavorando ad un fumetto). I due o i cinque puntini di sospensione sono un sacrilegio. Ci siamo capiti.
9. Un titolo ha rispetto per i proverbi
Non li trasforma a proprio gusto e piacimento. Si comporta esattamente come fa con i giochi di parole: li evita. I proverbi parafrasati nei titoli “Rosso di sera, buon vino si spera”, “Anno nuovo, auto nuova”, “Non c’è due senza tè” sono tristi. Smorzano del tutto l’entusiasmo.
10. Un titolo va giudicato obiettivamente
Hai appena trovato un titolo brillante. Torna sul pianeta Terra: a pensarlo, al momento, sei solo tu. Sì perché quella è la tua idea e non l’hai ancora messa per davvero in discussione. Giudica il tuo titolo come se l’avesse scritto qualcun altro, oppure chiedi ad un tuo collega di giudicarlo.
Speriamo di averti fornito una checklist valida per cominciare ad ideare titoli con personalità. In aggiunta non dimenticarti da un lato di spiare i tuoi competitor e dall’altro di osservare le abitudini comunicative del tuo pubblico. Potresti trovare spunti e idee per fare sempre meglio. In bocca al lupo!